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svanisce e non mi distrugge


è una splendida canzone a mio parere. ascoltatela anche voi



L’ultimo cielo

È dentro di me

E mi riscopro

Più anima che uomo



Nasce dall’emozione

Nuova armonia

Tempo che fugge

Svanisce e non mi distrugge



Ed è subito sera

Un tramonto più ad est



Primavera di mare di vele nel sole e il profumo di te

E sarà amore..

L’immenso respiro che è in noi

Quando siamo infiniti e sublimi



L’ultimo cielo

È il cielo più grande

Spande passione

E un nuovo senso di me



Ed è subito sera….

[…]

L’immenso respiro che è in noi

Quando siamo infiniti e sublimi



E sarà amore…

L’immenso respiro che è in noi

Quando siamo infiniti e sublimi

E noi siamo infiniti e sublimi

Noi siamo infiniti e sublimi
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musa per un giorno

http://www.venettewaste.com  visitate il suo sito! Venette è una davvero in gamba!

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è solo un problema di compagnia?

ho sempre pensato che a tornare a casa ci si trovasse circondati dalle persone che non si vedono da tempo.
avere una buona accoglienza. un pò come una sorta di soldato che ritorna dalla guerra -certo, so benissimo quanto il paragone sia esagerato-
in estate, poi, credo un pò egoisticamente, ho creduto che le cose si facessero più facili.
che di eventi ed amici ne avrei avute piene le tasche.
ed invece mi ritrovo a pensare all’inverno lombardo quasi con affetto (non che questo sia un male).
allora mi ritrovo a pensare, stiracchiando quasi fino al limite i pensieri: qual è quella che io posso chiamare casa? quali quelli che io posso chiamare amici?
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per chi un pò ancora ci crede

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ho

bisogno di pensare
bisogno di sentire
bisogno di vivere
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donne in rinascita -jack folla

Più dei tramonti , più del volo di un uccello,
la cosa meravigliosa in assoluto è una donna in rinascita.

Quando si rimette in piedi dopo la catastrofe, dopo la caduta.

Che uno dice: è finita.

No, non è mai finita per una donna.

Una donna si rialza sempre, anche quando non ci crede, anche se non vuole.

Non parlo solo dei dolori immensi, di quelle ferite da mina anti-uomo che ti fa la morte o la malattia.

Parlo di te, che questo periodo non finisce più, che ti stai giocando
l’esistenza in un lavoro difficile, che ogni mattina è un esame, peggio
che a scuola.

Te, implacabile arbitro di te stessa, che da come il tuo capo ti guarderà deciderai se sei all’altezza o se ti devi condannare.

Così ogni giorno, e questo noviziato non finisce mai.

E sei tu che lo fai durare.

Oppure parlo di te, che hai paura anche solo di dormirci, con un uomo;
che sei terrorizzata che una storia ti tolga l’aria, che non flirti con
nessuno perché hai il terrore che qualcuno s’infiltri nella tua vita.

Peggio: se ci rimani presa in mezzo tu, poi soffri come un cane.

Sei stanca: c’è sempre qualcuno con cui ti devi giustificare, che ti
vuole cambiare, o che devi cambiare tu per tenertelo stretto.

Così ti stai coltivando la solitudine dentro casa.

Eppure te la racconti, te lo dici anche quando parli con le altre: "Io sto bene così. Sto bene così, sto meglio così".

E il cielo si abbassa di un altro palmo.

Oppure con quel ragazzo ci sei andata a vivere, ci hai abitato Natali e Pasqua.
In quell’uomo ci hai buttato dentro l’anima ed è passato tanto tempo, e
ne hai buttata talmente tanta di anima, che un giorno cominci a
cercarti dentro lo specchio perché non sai più chi sei diventata.

Comunque sia andata, ora sei qui e so che c’è stato un momento che hai guardato giù e avevi i piedi nel cemento.

Dovunque fossi, ci stavi stretta: nella tua storia, nel tuo lavoro, nella tua solitudine.

Ed è stata crisi, e hai pianto.
Dio quanto piangete!
Avete una sorgente d’acqua nello stomaco.

Hai pianto mentre camminavi in una strada affollata, alla fermata della metro, sul motorino.

Così, improvvisamente. Non potevi trattenerlo.

E quella notte che hai preso la macchina e hai guidato per ore, perché l’aria buia ti asciugasse le guance?

E poi hai scavato, hai parlato, quanto parlate, ragazze!
Lacrime e parole. Per capire, per tirare fuori una radice lunga sei metri che dia un senso al tuo dolore.

"Perché faccio così? Com’è che ripeto sempre lo stesso schema? Sono forse pazza?"
Se lo sono chiesto tutte.

E allora vai giù con la ruspa dentro alla tua storia, a due, a quattro mani, e saltano fuori migliaia di tasselli. Un puzzle
inestricabile.
Ecco, è qui che inizia tutto. Non lo sapevi?

E’ da quel grande fegato che ti ci vuole per guardarti così, scomposta in mille coriandoli, che ricomincerai.

Perché una donna ricomincia comunque, ha dentro un istinto che la trascinerà sempre avanti.

Ti servirà una strategia, dovrai inventarti una nuova forma per la tua nuova te.

Perché ti è toccato di conoscerti di nuovo, di presentarti a te stessa.
Non puoi più essere quella di prima. Prima della ruspa.

Non ti entusiasma? Ti avvincerà lentamente.
Innamorarsi di nuovo di se stessi, o farlo per la prima volta, è come un diesel.
Parte piano, bisogna insistere.
Ma quando va, va in corsa.

E’ un’avventura, ricostruire se stesse. La più grande.

Non importa da dove cominci, se dalla casa, dal colore delle tende o dal taglio di capelli.

Vi ho sempre adorato, donne in rinascita, per questo meraviglioso modo
di gridare al mondo "sono nuova" con una gonna a fiori o con un fresco
ricciolo biondo.

Perché tutti devono capire e vedere: "Attenti: il cantiere è aperto, stiamo lavorando anche per voi.

Ma soprattutto per noi stesse".

Più delle albe, più del sole, una donna in rinascita è la più grande meraviglia.
Per chi la incontra e per se stessa.

È la primavera a novembre.

Quando meno te l’aspetti…

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c’era un tempo in cui riempivo diari

Sei di poche parole vero?
Scusa è solo che la mia vita non è così, interessante, vado al lavoro e
poi, torno a casa, non so che dire. Dovresti leggere il mio diario, è
una, raccolta di fogli, bianchi.
Davvero? Questo ti fa sentire triste o ansioso? Insomma, io sono
ansiosa perché ho paura di non vivere in pieno la mia vita capisci?
Sfruttando qualsiasi possiblità cercando di non perdere mai neanche un
secondo del tempo che ho a disposizione.
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scusa

insegnami come si fa a non sentirsi  di troppo
e a non avere sempre dentro il mare d’inverno
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non l’ho neppure riletto

ECCO QUA IL "RACCONTINO". SCUSATE L’ATTESA..SPERO CHE UN POOOCHINO NE SIA VALSA LA PENA -HO I MIEI DUBBI-. IN OGNI CASO GRAZIE PER LA PARTECIPAZIONE AL GIOCHETTO =)



Incredibile!

Se respiri bene, se inspiri profondo a Milano puoi anche
sentire il profumo del mare. A volte
credo che sia solo la mia immaginazione, il mio desiderio di quella parte di
casa, soprattutto ora che si avvicina l’estate. Spesso sento la mancanza di
casa, spesso, non sempre. Credo sia
decisamente normale. La maggior parte delle volte rimane lì, latente, a farmi
compagnia. Ed è piacevole, funge da sprono, da compagnia appunto. Altre volte
proprio non mi va giù.

Succede che mi chieda se io sia stata sufficientemente lungimirante, se abbia compreso davvero
i miei obiettivi, se tutt’ora non riesca ad individuarne neppure uno che sia ad
ampio respiro.

Anche qui il respiro…quando sono tesa, o fa troppo caldo, o
non so, apparentemente dal nulla, continua a mancarmi. Sento un peso sul petto,
non riesco a far circolare aria, gonfiare il torace…non credo possa farsi un
vero e proprio parallelismo con un
qualche tipo di attacco di panico, d’ansia ma…è una sensazione che odio.

Per fortuna, a dispetto del mio essere ipocondriaco che da questi episodi potrebbe trarre fervido
nutrimento, riesco a mantenere tutto sotto controllo, non posso dire affatto di
star male qui. Bè son caduta e mi son fatta male al ginocchio, dopo anni, per
ben due volte, ho avuto qualche altro piccolo problema ma niente di complesso, difficile da affrontare.
Almeno dal punto di vista esteriore.
Dall’interno credo di aver bisogno di molta forza, quisquilie, ordinaria
amministrazione, lo so benissimo, però a volte vorrei bloccare questa vita che
qualche volta mi appare troppo frenetica.
Anche se sono ferma, a casa, qui al pc, per la maggior parte del tempo.

Che stranezze.

Credo di essere ancora
immatura
. Credo che lo pensi anche lui, chissà, forse paradossalmente è
anche per questo che è così premuroso,
come se abbia tra le mani qualcosa di fragile e sfuggente, da far
crescere.  Comunque, in fondo non si
finisce mai d’imparare, è giusto, in tal caso, essere comprensiva con me stessa , almeno un pochetto!

Ma ancora mi lascio tormentare da fantasmi (stavolta che non
mi appartengono direttamente), solite domande, domande nuove. Il mio animo
diventa ossessivamente apprensivo
qualche volta, inquieto.

Anche adesso, mentre scrivo, fateci caso, le mie parole sembrano
un eco di quelle scritte lontano, tempi addietro. E ovviamente non posso dirmi follemente entusiasta di questo.

Però di una cosa lo sono, di essere qui. Spesso mi lamento,
è vero, non lo dimostro –altrettanto vero- ma sono contenta e fiera per aver varcato
una piccola soglia. Come è possibile constatare non è cambiato poi molto, anzi,
qualcosa di me è addirittura peggiorata però questa è la strada che in qualche
modo, per una ragione o per un’altra, ho scelto di percorrere.

E continuiamo…

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